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Periferie. Il grande scippo

di Pier Paolo Soncin, capogruppo PD consiglio comunale Grugliasco

Nei giorni scorsi, con un vero e proprio colpo di mano il Governo ha di fatto affossato il cosiddetto “Bando periferie”, un provvedimento che stanziava ingenti fondi per opere di riqualificazione di aree disagiate delle nostre Città. Si tratta di 1.625 interventi, che riguardano un totale di 326 comuni e che coinvolgono circa 20 milioni di cittadini, da nord a sud, da Torino a Napoli, da Milano a Palermo, senza dimenticare Roma, Firenze e molte altre città, per un valore complessivo di 2,7 miliardi di investimenti, vengono bloccati. E’ evidente il danno che simile scelta produce sul piano economico e sul piano sociale. Bloccare la realizzazione di opere di riqualificazione urbana, di ricucitura del tessuto infrastrutturale e sociale, di contrasto dei fenomeni di criminalità e di marginalità, significa bloccare investimenti che possono contribuire – e talvolta in maniera importante – a sostenere processi di crescita economica e occupazionale. Abbandonare al loro destino aree disagiate e insicure è infatti ingiusto, fonte di insicurezza e al tempo stesso economicamente dannoso per il Paese. Il danno che la revoca dei finanziamenti produce, peraltro, non è solo un danno immediato, ma di prospettiva, perché mina la fiducia dei cittadini, degli operatori economici e dei livelli istituzionali locali nello Stato e negli impegni che esso dichiara di volersi assumere. Revocare impegni finanziari e così bloccare l’attuazione di progetti, che si era chiesto agli enti locali di definire insieme ai cittadini e ai soggetti economici del territorio, rischia infatti di compromettere anche ogni possibile futuro impegno di questi ultimi.

In queste settimane si è cercato di trovare delle motivazioni le più disparate, ma nessuna che regge alla prova dei fatti. Il Governo sostenuto che quota parte del finanziamento, pari a circa 800 milioni a valere sullo stanziamento previsto dall’articolo 1, comma 140, della legge di bilancio per il 2017, è venuta meno in seguito alla pronuncia della illegittimità contenuta nella sentenza della Corte costituzionale. Peccato che la registrazione delle convenzioni da parte della Corte dei conti, organo di controllo contabile, è avvenuta successivamente alla sentenza richiamata e, pertanto, pare strano che la Corte dei conti abbia registrato convenzioni senza copertura, come avete detto e come hanno detto autorevoli esponenti del Governo.

Voglio ricordare anche che la Corte costituzionale si limita ad esprimere un giudizio di illegittimità parziale della norma, in quanto non prevede un’intesa con gli enti territoriali in relazione ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti proprio i settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale, vizio che potrebbe essere risolto con un’apposita Conferenza unificata,

Considerate che ben 40 enti non hanno avanzi di amministrazione spendibili e 39 dispongono di avanzi inferiori al finanziamento bloccato. Quindi, soltanto quindici enti, dodici comuni e tre città metropolitane, mostrano un valore dell’avanzo superiore al finanziamento in questione.

Viene da chiedersi quali siano le priorità dell’Esecutivo attualmente in carica dal momento che, se nel contratto di governo figurano quali iniziative imprescindibili gli interventi a tutela delle fasce più deboli del nostro tessuto sociale, il differimento dell’efficacia delle convenzioni va in direzione affatto contraria, in ciò riflettendo le reali aspettative dell’attuale maggioranza, ossia rimandare i provvedimenti condivisibili attuati dal precedete governo per poi intestarsene i meriti attuandoli poco tempo dopo, come sta brillantemente facendo l’amministrazione grillina torinese.

 

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