Cronache

Senegal e Gambia uniti da un nuovo ponte: le grandi opere aiutano il futuro.

di Marisa Bevilacqua, corrispondente dal nord Africa

L’apertura del nuovo ponte tra Senegal e Gambia, rappresenta una svolta straordinaria nella viabilità della rete stradale Senegal-Gambia. La tratta Dakar-Ziguinchor di 450 km ora si percorre in 8 ore. Il ponte, facilitando la mobilità tra il Senegal e la Gambia, non solo pone fine alle difficoltà derivanti dall’attraversamento del fiume, ma riavvicina nuovamente i due popoli fraternamente uniti da tradizioni culturali dalle radici lontanissime.

Per chi non è mai stato nella Gambia e non ha mai attraversato il suo grande fiume è difficile comprendere il valore strategico della costruzione del nuovo ponte di Farafenni. Lungo 942 metri, largo 12, alto 16,5, il ponte Sénégambie è stato finanziato dall’African Development Bank (AfDB).

Partiti da Mbour, una città costiera del Senegal settentrionale e, giunti alla frontiera con la Gambia, abbiamo superato i controlli doganali. I poliziotti, sentendo che eravamo italiani,non ci hanno risparmiato qualche battuta sulla nostra situazione politica. Poi, per farci passare, ci hanno chiesto 20.000 Franchi CFA (l’equivalente di 30 Euro) per dei fantomatici bolli.

Dopo 30 km dalla frontiera, giunti a Farafenni, ci saremmo imbarcati sul traghetto che collega le due sponde del fiume. Il nostro autista, a più riprese, ci ricordava che i tempi sarebbero stati lunghi. <Molte ore. Sono i tempi per l’attesa del traghetto che è lento e che porta a ogni giro solo diciassette auto, quattro camion o pullman e tanta tanta gente>. Arrivati nell’area dell’imbarco una lunga fila di grossi camion sostava ferma. Nessuna informazione di quanto fosse lunga questa coda che stava davanti noi a perdita d’occhio. L’autista, che era sceso dal nostro automezzo, per avere notizie, fece ritorno informandoci che alcuni mezzi pesanti sostavano lì da oltre 10 ore e che gli autisti per esperienza sapevano che avrebbero dovuto passare la notte prima di poter salire sul traghetto. Disse <se volete provo a chiedere a qualcuno degli addetti al transito, di farci un favore. Oltre al prezzo del biglietto dovreste pagare un supplemento per l’interessamento di un responsabile>

Accettammo. Il nostro autista fu così autorizzato, dopo l’ulteriore pagamento, a percorrere la corsia libera fino ad arrivare ad un piazzale di attesa dove erano schierate primitive e affollate bancarelle di cibo dal tetto in lamiera arrugginita, bucata e polverosa. I servizi igienici erano privi di acqua corrente. L’acqua verdastra per le latrine veniva raccolta dal fiume e versata con secchielli bucati.

Venditori di bevande, di tessuti, di cappelli, di collanine, di conchiglie, di borse in tessuti africani, affiancavano la nostra auto. Conoscevano i tempi e i modi delle lunghe attese e sapevano che prima o poi avrebbero convinto anche noi a comprare qualcosa da loro.

L’attesa, nonostante “il prezzo di favore” durò cinque ore. La nostra auto fu l’ultima a salire. dopo molte altre, stipate sul ponte : attorno ad essi un’umanità affaticata  si accalcò sul traghetto in ogni spazio lasciato libero dalle autovetture. C’erano vecchi con sacchi di merci sulle spalle, carrettini con animali, donne con bambini appesi alla schiena. Dopo una breve traversata, la stessa umanità, si riversò sull’altra sponda, evocando un’immagine da Inferno dantesco.

Si è finalmente corretta la divisione coloniale che ha separato i due popoli per molto tempo, loro malgrado.

L’inaugurazione della nuova infrastruttura da parte dei due capi di Stato, Macky Sall per il Senegal e Adama Barrow per la Gambia,  ha così sancito l’apertura di un corridoio strategico che segna una svolta storica non solo per i due paesi, ma anche per tutta la sub regione comprendente Guinea Bissau, Benin, Costa d’Avorio e Nigeria, in quanto gli effetti economici e sociali che ne derivano avranno ripercussioni estremamente positive.

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