Politica

Tutta un altra storia. Il Pd cambia il suo Statuto

Il segretario nazionale, Nicola Zingaretti, ha chiuso con un suo intervento “Tutta un’altra storia”, la tre giorni a Bologna con migliaia di persone da tutta Italia e tanto entusiasmo e voglia di fare. “Oggi, di fronte all’arroganza della destra sentiamo una necessità precisa – ha detto Zingaretti- costruire un progetto per una società nuova da proporre all’Italia, un progetto nuovo e alternativo alle destre. Tra 45 giorni cominceranno gli anni Venti del 2000 e c’è bisogno di muoverci, ascoltarci e trovare risposte adeguate per costruire empatia e sconfiggere le destre”.“Lavoriamo per una nuova agenda di Governo che rispetti gli accordi di programma per essere vicini ai bisogni delle persone. Vogliamo: riaccendere l’economia per creare lavoro, rilanciare gli investimenti, a cominciare da quelli verdi, e sostenere una nuova politica industriale per far ripartire l’Italia” – ha aggiunto il segretario.Nel suo intervento Zingaretti ha sottolineato la necessità di puntare e combattere su una serie di specifici temi e priorità, a partire dalla giustizia sociale e dalla battaglia per l’equo compenso, fino alla parità di salario tra uomo e donna: “combatteremo in Aula per garantire l’equo compenso dei professionisti, ma non solo: chiediamo al governo anche di assumere una legge per arrivare alla parità di salario tra donne e uomini e lo faremo non per prendere un’intervista sui giornali ma per raggiungere davvero questi obiettivi. Ci vuole serietà per cambiare l’Italia, non i comizi. Più giustizia significa anche che le tasse non solo non aumentano ma il carico fiscale viene ridistribuito all’insegna della Costituzione” – ha detto Zingaretti. “Ci batteremo per lo ius soli e lo ius culturae, è una scelta di campo. I decreti Salvini generano paura, insicurezza e discriminazione. Chiederemo con i gruppi parlamentari che si mettano in agenda lo ius culturae e lo ius soli -aggiunge Zingaretti, che ancora una volta ha ribadito l’essenza della missione del Pd: mettersi al servizio del Paese per contrastare gli umori neri e organizzare il riscatto dell’Italia. Il nostro deve essere un partito diverso, ricco, inclusivo”. L’Assemblea Nazionale ha cambiato lo Statuto del PD, il segretario del Partito democratico non sarà più automaticamente il candidato alla guida del governo. Un passo che può essere letto come l’archiviazione della fase leaderistica del partito, incarnata da Matteo Renzi, e come un presa di distanza dal partito a vocazione maggioritaria pensato da Walter Veltroni. Il segretario potrà però convocare un congresso straordinario su un unico tema senza che questo comporti l’elezione di nuovi gruppi dirigenti: e tutti hanno pensato che questo potere calzi a pennello per l’ipotesi di un’alleanza strutturale con il Movimento 5 Stelle.

Le altre novità mirano a costruire un partito unitario e più aperto alla partecipazione dal basso. Fin dall’articolo uno che fissa sulla carta la natura antifascista del Pd. Un punto cruciale dello statuto, figlio del lavoro istruito da Maurizio Martina, è la costruzione della ‘piattaforma deliberativa online’, con tanto di app in cui ogni iscritto potrà trovare “ciò che il Pd dice e si potranno offrire opinioni e idee, partecipando così alla vita di partito”.  

Dopo il voto dell’assemblea, il Pd sarà “un partito più aperto alla partecipazione delle persone, molto più diretta, rendendo protagonista chi ne fa parte”, sottolinea il segretario Nicola Zingaretti, rispondendo implicitamente alla richiesta dei giorni scorsi dei cosiddetti ‘Giovani turchi’, e sottoscritta da oltre 300 tra dirigenti locali e sindaci, di un percorso costituente più diffuso e condiviso dai circoli.

La richiesta di continuare la discussione è stata respinta. Ma dal Nazareno precisano che molte delle proposte arrivate dai territori sono state accolte, come ad esempio l’ampliamento della piattaforma partecipativa che dà il via libera ai circoli online e ai Punti Pd: i primi permetteranno di ‘liberare’ il partito dai cosiddetti ‘signori delle tessere’ (esponenti locali che controllano il tesseramento a livello territoriale), mentre i secondi offriranno la possibilità al partito di uscire dalle sezioni per portarlo dove le persone vivono e lavorano. Ogni ‘punto Pd’ potrà essere formato da tre persone in ogni luogo dove sia necessaria un’azione ‘democratica’.

Con la riforma, inoltre, il Pd diventa un partito federale, con la nuova direzione nazionale indicata per la metà ed eletta per i 2\3 dai territori e per un terzo composta da rappresentanti e amministratori o segretari locali e regionali scelti dagli iscritti. Verrà anche istituita la nuova Assemblea nazionale dei sindaci, che si è già riunita a Roma il mese scorso, che si avvale anche di un coordinamento e di un coordinatore che sarà un componente della segreteria nazionale.

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