Italia zona rossa

Voglio essere tracciato!!!!(ma non da Google)



di Gianni Marchetto*

All’inizio del ‘900 non era raro morire per malattie infettive sporadiche o endemiche (polmonite, tifo, ecc) e per complicanze batteriche di eventi di varia natura (banali piccole ferite infettate, complicazioni di interventi più importanti ecc.).

La medicina nella prima metà del secolo scorso cercava, attraverso l’incerto progresso dei farmaci, di combattere questi batteri patogeni che colpivano i giovani e più spesso i bambini e gli anziani meno dotati di difese naturali. 

Proprio in questo clima di ricerca avvenne la fortuita scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming microbiologo inglese il quale stava osservando che una coltura batterica era stata completamente distrutta dalla crescita di una muffa contaminante: erano gli anni ’30 dello scorso secolo. Questo evento in realtà capita con una certa frequenza in batteriologia, e non rappresenta nulla di straordinario. Ma straordinario fu il fatto che Fleming attribuì un particolare interesse a questo banale evento tanto da mettersi a studiare il meccanismo con cui questa muffa (un penicillum) era riuscita a distruggere la coltura di batteri con cui era venuta in contatto. Il risultato preminente di questi primi studi fu la conferma che l’estratto di questa muffa manteneva la stessa capacità antibatterica attesa.

Alle prime incertezze, seguirono risultati più convincenti e l’estratto entrò in uso sperimentale con il nome di penicillina.

Da http://www.flemingmestre.it/wp-content/uploads/2013/09/fleming-scoperta_stampa.pdf

Quindi prima degli Antibiotici le persone se si beccavano qualche infezione erano “distanziate” dai non infetti in ospedali ad hoc (nei “lazzaretti”! in attesa di crepare e per pochissimi di salvarsi la ghirba); Adesso? Siamo tutti nel guano! Lo sono coloro che si sono beccati il CoronaVirus e sono spedalizzati (tra quelli in vita e quelli deceduti), lo sono i “sintomatici e gli asintomatici” e lo sono tutti coloro (tanti) i quali sono confinati a casa (magari senza saperlo, senza cura e ne tamponi).

Il sottoscritto rivendica di essere “tracciato” dal mio Servizio Sanitario Nazionale. E non che invece venga continuamente “tracciato” a gratis da Google, Facebook, Amazon e quant’altri, che non rispondono mai minimamente di tutto quello che sanno di me e di quant’altri.

E siccome sono un pensionato iscritto allo SPI CGIL pretendo che questa mia rivendicazione sia fatta propria anche dal mio sindacato e dalla CGIL CISL UIL tutta.

Se no cosa ci stanno a fare? Le belle statuine? E siccome vorrei ricostruire la mia vita sociale (stare tra amici e compagni vis a vis), pretendo pure di sapere io come sto e di sapere come stanno anche le altre persone che conosco e non solo interloquire con loro per cellulare o a essere inchiodato davanti al mio televisore o al mio computer da “mane a sera”. E vorrei pure sapere, almeno nei tempi medi, quante persone sono “malate” e sapere che sono state testate e messe in quarantena in qualche albergo ad hoc requisito.

È troppo o almeno è quello che ad ogni cittadino spetta? Sapere di queste questioni per esempio per un cittadino lavoratore (che prima o dopo dovrà pur tornare sul luogo di lavoro), è una cosa che spetta per andarci sereno di non infettare nessuno e tanto meno di essere infettato e portarselo a casa tra i suoi familiari?

Per tutto questo i dati e le informazioni che servono devono essere i seguenti:

 La Cartella Clinica del Soggetto;

 La scheda del Gruppo Familiare;

 La scheda del Caseggiato (la dove questo esista);

 La scheda del Gruppo di Lavoro;

Al centro di questo “Sistema Informativo” ci devono essere tre figure: il Medico, il Lavoratore, il Cittadino, ciascuno con i propri modelli di lettura e le proprie organizzazioni sociali rappresentative. Sia a livello di quartiere, di città, provincia, regionale e nazionale.

Pensiamo ad oggi con la “potenza di calcolo” che l’informatica e i Big Data ci mettono a disposizione quanta prevenzione, cura e riabilitazione si potrebbe fare per non dire quale PREVISIONE di altre pandemie. Se non si affrontano con coraggio e recuperando anche vecchie esperienze rimarremo affondati nel guano.

*sindacalista iscritto allo SPI CGIL

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