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POLITICA E SOCIAL: quale informazione ?

Liberiamo la politica dai social.


Lo chiede il Ministro dell’Interno Marco Minniti, in un’intervista rilasciata qual-che giorno fa a “Il Foglio” di Giuliano Ferrara . La “social politik” che dà un colpo alla libera partecipazione da una parte e al populismo facile dall’altra, ha origine lontana. 

Tangentopoli, la morte della partitocrazia, la contrap-posizione tra Gente e Casta cavalcata dai mass media, le trasmissioni radio e tv con il filodiretto tra la i politici, coloro che decidono, i poteri, da una parte e la gente dall’altra . Il pubblico da casa, dall’indovinare quanti fagioli ci sono in un barat-tolo improvvisamente viene reso protagonista del ragionamento, il “filodiretto”, molto faticoso perché spesso non è altro che un cana-le aperto di rabbia senza freno nei confronti di chi è accusato di non capire, di essere diverso, di essere più fortunato. Il vaffanculo. 

La politica come lo stadio. Curve opposte diverse fazioni posi-zioni ultras. 

La rete, facebook su tutti gli altri social, ha fatto il resto e in questi anni di crisi acuta, di insicurezze economiche ed affet-tive percepite e reali è diventata lo sfogatoio più cruento. Sentimenti che diventano risentimento. Non per il partito democratico ma per la casta, per chi non ha voluto o saputo sporcarsi le mani con gli argomenti di tutti i giorni. La preca-rietà basata sull’odio accompagna la misantropia nel nostro quotidiano, sfocia nella bulimia del protagonismo virtuale ad ogni costo, l’odio strillato, la diffusione di fake news senza farsi domande sull’autenticità di presunte notizie che si ma-nifestano palesemente false alla prima verifica. 

Esercizio, quest ultimo, sempre meno in uso anche tra gli addetti ai lavori, che per “bruciare” la concorrenza spesso spa-ra on line una “bufala”, ripresa a tempo di click dal mondo vir-tuale con grosse figuracce e la perdita dell’autorevolezza che un mezzo di comunicazione dovrebbe avere. Sottrarre la prima pagina all’odio per restituirla alla proposta. 

Se si vuole tornare al “sentimento” che parla al confronto e può, ma non sempre, tradurlo in consenso, è indispensabile recuperare la funzione pedagogica della politica. 

Altrimenti saremo quelli che bussano alla porta o che fermano i cittadini al mercato con un volantino al pari di piazzisti. Ri-scoprire i fondamentali. A partire dalla voglia di esserci che non abbiamo mai perso. Con voi. 

Rosanna Caraci 
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