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COLLEGNO E LA GRANDE GUERRA. La netta presa di posizione del Consiglio Comunale contro l’ingresso dell’Italia in Guerra

Davide Morra

Nel corso degli ultimi cento anni, il Consiglio Comunale collegnese  ha licenziato atti che hanno favorito lo sviluppo della nostra Città nei differenti ambiti e proposte di ordine del giorno (ora tecnicamente definite mozioni) che hanno indelebilmente segnato la storia politica locale. Nel primo decennio del secolo appena trascorso, il Comune di Collegno era un piccolo borgo rurale alle porte della Città di Torino. Gli insediamenti abitativi erano notevolmente ridotti rispetto agli attuali, gran parte del territorio era destinato a colture agricole e foraggere. La maggior parte degli insediamenti produttivi era di natura cotoniera e tessile (Leumann, Cotonoficio Rolla poi ValleSusa). Peculiarità locale era inoltre la presenza a Collegno della succursale dell’Ospedale Psichiatrico di Torino  che aveva trovato sede nei locali della Certosa Reale.

Massimo Portalupi, avvocato torinese e militante nel Partito Socialista, fu eletto Sindaco di Collegno in concomitanza con lo scoppio del primo conflitto mondiale nel Vecchio Continente. Sotto la sua guida, nel 1914 il Consiglio Comunale approvò un duro ordine del giorno contro la guerra quale “… conseguenza logica di brutale imperialismo coltivato con tanto zelo nell’animo dei popoli dalle classi dirigenti e fa appello ai nobili sentimenti di solidarietà, giustizia e rispetto della vita umana che devono sopravvivere a testimonianza della più alta e faticosa delle vittorie: quella della ragione e del diritto sull’istinto di sopraffazione e violenza cieca …” i consiglieri comunali auspicavano inoltre che “… la neutralità deliberata dal governo italiano sia tenuta ferma contro le insidie di tutti i ceti interessati a violarla ….”. Un appello, che come molti altri di ogni livello e tenore, rimase inascoltato; una mozione da cui traspare il netto rifiuto, da parte dell’Amministrazione Civica dell’epoca, alla guerra e l’invito a ricorre al diritto quale mezzo privilegiato per risolvere le controversie internazionali. A distanza di centouno anni, quel pronunciamento netto del Consiglio Comunale resta una pietra miliare della storia politica della nostra Città.

Durante la Grande Guerra, Collegno, come gli altri Comuni d’Italia, pagherà un altissimo tributo di sangue: più di sessanta collegnesi periti al fronte a cui si dovevano sommare gli invalidi di guerra e gli orfani. Ospiterà sul territorio un ospedale militare al Villaggio Leumann, alcuni reparti  dell’esercito vi sosteranno durante gli inverni di guerra e la popolazione si attiverà in modo discreto ma fattivo per tentare di portare aiuto ai profughi provenienti dai territori teatro di combattimenti efferati.

Collegno onorerà i suoi militari caduti con un Parco della Rimembranza ed un Monumento (giardino antistante alla Scuola Paolo Boselli) finanziati quasi interamente con due sottoscrizioni di natura popolare. Nel 1923, in un contesto politico locale completamente differente da quello del 1914, fu inaugurato il monumento in onore ai Caduti Collegnesi. Peculiarità dell’alto rilievo in bronzo che orna il  monumento è la raffigurazione del dolore della Madre Patria per la perdita dei propri figli, non la raffigurazione della Vittoria; inoltre nelle parti architettoniche principali del monumento non trovano collocazione alcuna cimeli di guerra di vario genere.

Oggi, a più di cento anni dall’approvazione di quella mozione, fra noi consiglieri comunali d’oggi rimane più che mai vivo l’appello del Sindaco Portalupi all’impiego “… della ragione e del diritto sull’istinto di sopraffazione e violenza cieca …”.

 

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