Sanità

Il futuro della Sanità secondo il Partito Democratico

Abbiamo ricevuto dal segretario regionale Paolo Furia il documento approvato dalla Direzione Regionale del Partito Democratico sulla situazione della Sanità in Piemonte, lo riportiamo di seguito.

Il Partito Democratico del Piemonte a fine aprile ha proposto una riflessione sulla fase di lockdown e la gestione dell’emergenza, non come mero strumento di opposizione alla giunta regionale, ma con lo scopo di evidenziare i punti di criticità sostanziali su cui lavorare e preparare la fase successiva di riapertura e ripartenza.

Da una parte proposte nel breve periodo, per tamponare quelle falle di un sistema che si è inceppato sui dispositivi, i tamponi, i Protocolli, i test sierologici, ma anche sulla comunicazione e soprattutto la catena di comando.

Dall’altra una riflessione sul medio e lungo periodo, con una lettura della pandemia come un momento spartiacque che, se da un lato ha messo a dura prova la tenuta della nostra sanità evidenziando lacune e ritardi, ha anche accelerato processi importanti come la sanità digitale, la telemedicina, i teleservizi e ha valorizzato l’investimento sulla medicina di territorio, per una maggiore efficienza e efficacia di cure e prevenzione per il cittadino.

Il Partito Democratico ha individuato nel documento due cardini su cui improntare il lavoro futuro:

1. il rapporto ospedale e territorio, attraverso una maggiore strategia integrativa di collaborazione tra Medici di Medicina Generale, 118, specialisti territoriali ed ospedalieri;

2. la centralità dell’assistenza domiciliare che presuppone un investimento importante sulla riorganizzazione della medicina territoriale, per concentrarsi sulla prevenzione, ridurre in modo significativo i ricoveri e garantire una più efficace presa in carico del paziente.

Il documento ha individuato anche argomenti che necessitano di essere stimolati ed approfonditi, come:

 il rapporto pubblico-privato,

 la ridefinizione del rapporto Stato-Regioni (anche per evitare un eccesso di differenze e disuguaglianze tra i ventuno modelli sanitari regionali ed una regia pubblica variabile su base territoriale),

 la cura dell’edilizia sanitaria per la messa a disposizione di ospedali nuovi, efficienti, moderni (dal Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino alla Città della Salute e della Scienza di Novara, senza dimenticare il nuovo ospedale unico dell’Asl TO 5, il potenziamento del San Giovanni Bosco e i nuovi ospedali di Cuneo e Alessandria, l‘ospedale unico del VCO e Ivrea).

Oggi però la ripresa delle attività sanitarie che durante la pandemia erano state sospese per fare posto ai pazienti con il virus ci costringe ad ulteriori riflessioni. Sono saltati molti esami diagnostici, analisi del sangue, visite specialistiche e ricoveri; dopo quasi tre mesi occorre quindi rimettersi in pari, ma con condizioni che non sono più le stesse. Le misure di prevenzione obbligano al distanziamento dei pazienti, alla sanificazione degli ambienti, lettini, scrivanie, senza contare che gli assembramenti in attesa del prelievo del sangue o per le visite specialistiche non sono più ammissibili.

La riprogrammazione dell’attività comporta inevitabilmente una diminuzione delle visite, della diagnostica e dei ricoveri. L’unica ad essere garantita al 100% è l’attività oncologica dove però se si rimandano gastroscopie o mammografie che potrebbero comportare un esito oncologico, crescono costi umani e sanitari.

Se già le liste d’attesa erano lunghe, oggi la situazione si aggrava ulteriormente con la conseguenza che i cittadini saranno sempre più costretti a rivolgersi al privato con le conseguenze sociali che ne derivano. Le seguenti azioni, che avevamo considerato di lungo periodo, oggi in realtà diventano urgenti per poter far fronte ad un a fase post acuta della pandemia che è delicata quanto quella acuta:

 la riqualificazione, la stabilizzazione e il potenziamento del personale medico, infermieristico e sanitario, con un piano assunzioni nazionale e un’attenzione particolare all’aumento del numero di borse di studio per specializzandi onde evitare il cosiddetto „imbuto formativo“ e la conseguente carenza di medici specialisti,

 l’aumento dei posti di rianimazione e terapia sub intensiva,

 il riconoscimento regionale e il ricorso effettivo all’attività di telemedicina, (non ci si può limitare a parlarne) e l’incremento dell’informatizzazione dei processi,

 il ripensamento della rete territoriale, con una riduzione delle prestazioni ospedaliere, il rafforzamento delle forme associative, il miglioramento della comunicazione e interazione tra cure ospedaliere e cure territoriali.

 la centralità delle USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) e il potenziamento dei Sisp (Servizi di Igiene e Sanità Pubblica) delle Asl,

● la riforma delle Rsa e l’allocazione di risorse più ingenti sulla domiciliarità con il finanziamento e la definizione del Regolamento attuativo della Legge Regionale 10/2010 e l’estensione del modello di cura della città di Torino al resto della Regione, oltre a un intervento normativo nazionale che riconosca finalmente l’esigibilità delle prestazioni socio-sanitarie domiciliari, nonché i relativi finanziamenti;

● l’attuazione e il finanziamento del piano cronicità regionale con un potenziamento delle cure primarie e il maggiore coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale

 l’incremento strutturale del Fondo Sanitario Nazionale, in linea con la media dei paesi europei più virtuosi Sono tutte azioni non più procastinabili.

Abbiamo oltretutto la disponibilità dei 37 miliardi del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) destinati all’Italia, che dobbiamo sfruttare al meglio per non perdere l’occasione di rendere più efficiente il nostro sistema sanitario, far fronte a questa nuova emergenza ed essere pronti ad una eventuale ripresa del contagio o a future situazioni analoghe. Il Partito Democratico del Piemonte riconosce gli sforzi messi in campo dal governo in carica in ambito sanitario, chiede che la scelta di destinare maggiori risorse diventi strutturale e sostiene l’utilizzo dei fondi del MES, che in questa fase è certamente uno strumento fondamentale per il rafforzamento del sistema sanitario italiano.”

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