Cultura

Sessantasei anni fa si spegneva Frida Kahlo, pittrice rivoluzionaria divenuta immortale


di Chiara Barison

Icona pop suo malgrado, lei che ha sempre voluto essere diversa dalla massa che la guardava con sospetto. Il 13 luglio 1954 moriva Frida Kahlo, eroina indiscussa del suo e del nostro tempo.

La tormentata esistenza della pittrice continua ad affascinare le nuove generazioni, abbagliate dall’eccentrica immagine che aveva deciso di dare di sé a dispetto del dolore che l’ha accompagnata come una lugubre costante.

Vi sarà sicuramente capitato di vedere il suo volto raffigurato su magliette indossate da ragazze all’ultima moda, il viso di colei che alla moda non è mai voluta essere. Dell’anticonformista Frida si ricordano principalmente le folte sopracciglia e gli abiti variopinti. Peccato che tutto ciò che di lei era visibile, altro non rappresentava che un’abbagliante corazza costruita ad arte per custodire la sua complessa anima.

Se guardiamo le foto della sua adolescenza, vediamo una minuscola ragazzina messicana tutt’altro che appariscente, che fa di tutto per scomparire in abiti anonimi.

I larghi pantaloni servono a coprire l’esile gamba destra, conseguenza – probabilmente – della poliomielite che l’ha colpita quando aveva solo sette anni.

Prima di diventare una rinomata pittrice surrealista dell’arte messicana, Frida è la terzogenita di una famiglia il cui sostentamento è fornito dalla macchina fotografica del padre. Quest’ultimo per lei proverà sempre un affetto particolare: sarà lei ad assisterlo durante le crisi epilettiche che lo colpiscono durante il lavoro, sarà con lei che passerà moltissime ore immerso nella lettura.

Dotata di un carattere forte e risoluto, Frida crede che il suo destino sia di diventare un medico e si iscrive alla Escuela Nacional Preparatoria, istituto frequentato dagli studenti che si recheranno all’università.

Nel 1925 avviene l’incidente che avrà ripercussioni sulla sua intera esistenza: durante il viaggio di ritorno a casa dopo le lezioni, un tram tampona il bus sul quale Frida sta viaggiando. Una trave le trapassa il bacino causandole plurime lesioni in varie parti dell’addome e della spina dorsale.

Dopo i due mesi passati in ospedale, la ragazza che torna a casa è completamente diversa. Comprende la caducità della vita e decide di trasporla su tela durante le lunghe giornate di convalescenza casalinga. 

Ripresa in mano la sua vita, durante il periodo di militanza politica, incontra il pittore comunista Diego Rivera. L’uomo che, nonostante i ripetuti tradimenti reciproci, sarà ricordato come il grande amore della sua vita.

Si sposano nel 1929, Frida in “abiti da passeggio” con una cerimonia priva di fronzoli. È questo il momento in cui nasce la Frida Kahlo che passerà alla storia, l’inizio della leggenda. Il suo stile è un tributo alla cultura degli indios messicani duramente ferita dalla furia dei colonizzatori. Il suo corpo martoriato si fa portatore di un messaggio di libertà e fierezza, l’opposto dell’oppressione e della tragedia che si sono abbattute sulla sua terra e il suo fisico.

Frida Kahlo è la prima artista a raffigurare in un quadro un tema come l’aborto: a causa dei vari malesseri fisici che la tormentano, non riuscirà mai a portare a termine una delle tanto desiderate gravidanze. La maternità sarà sempre al centro delle sue opere, sempre ambigua: desiderata e odiata allo stesso tempo.

Prima donna latinoamericana ritratta su un francobollo della Gringolandia (termine dispregiativo utilizzato in America Latina per indicare gli Stati Uniti) nel 2001, Frida ha lasciato questo mondo a quarantasette anni dopo aver segnato sul suo diario “Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più”.

21 giugno 2001 - Tessere
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