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Funzione pubblica e sindacato. Cgil maggioranza assoluta in zona ovest

di Rosanna Caraci

I lavoratori pubblici di Torino e del Piemonte hanno votato per il rinnovo delle RSU, le Rappresentanze Sindacali Unitarie.  La Cgil funzione pubblica  si conferma “primo sindacato” in Piemonte e in zona ovest porta un ottimo risultato, come spiega il segretario della Cgil Camera del Lavoro di Collegno  Umberto Radin.

<Il risultato è molto positivo e in controtendenza rispetto al passato quando in zona ovest avevamo eletto 85 delegati. Quest’anno sono 125>.

Quali sono i motivi del successo?

I lavoratori hanno apprezzato il lavoro dei delegati e del sindacato nel percorso che ci ha portato al rinnovo del contratto nazionale di lavoro nella Funzione Pubblica: è stato un impegno che ha portato ad risultato molto importante che attendevamo da anni.

Come  vedete l’affermazione di sindacati autonomi? il loro risultato risponde secondo voi a una voglia di novità che va oltre la politica e tocca il sindacato?

Chi sceglie il sindacato autonomo non lo fa perché cerca la novità o per voglia di cambiamento ma perché vuole risposte al proprio problema individuale e specifico. Noi abbiamo una visione generale e ampia delle questioni. La globalizzazone, i cambiamenti contrattuali e un modo “liquido” di intendere il lavoro favoriscono comportamenti distorti che spingono a vedere le singole questioni senza affrontare la complessità, ma riconosco che i sindacati autonomi ci offrono stimoli per migliorare e per giungere laddove abbiamo difficoltà.

I risultati più significativi in zona ovest?

Senz’altro a Collegno e Grugliasco dove in passato eravamo maggioranza relativa e oggi assoluta.  Ciò non significa che il sindacato deciderà da solo ma continuerà a confrontarsi, a mediare, ad ascoltare le esigenze di tutti i lavoratori. Decideremo insieme alle altre forze sindacali, perché questo è il nostro modo di affrontare le questioni.

Chi sono i delegati eletti sul territorio?

Sono dipendenti della funzione pubblica che hanno deciso di mettere passione e attenzione nel sindacato, dedicando molto tempo alle criticità dei posti di lavoro: abbiamo avuto un ottimo risultato anche per la qualità delle persone che si sono messe in gioco; molte sono le riconferme ma fanno ben sperare anche le nuove leve, coloro che hanno scelto per la prima volta di candidarsi e di mettersi a disposizione. Per la prima volta inoltre, hanno potuto votare anche gli assunti nelle PA a tempo determinato.

I delegati scelti rispecchiano la realtà della funzione pubblica e sanno comprenderla?

Ci lavorano. Vivono ogni giorno le complessità, non ultima quella di una mancanza di turn over e dell’età. Se tra i candidati proposti sono relativamente poche le novità e molte le riconferme, vuol proprio dire che nella PA c’è bisogno di un’iniezione di nuove energie. Chi sceglie di fare sindacato lo fa oggi in un momento storico particolarmente complesso.

Difficoltà dovuta anche dal repentino e inesorabile cambio del mondo del lavoro e delle proposte contrattuali. Ma serve ancora il Sindacato?

Il consenso ottenuto in questo appuntamento elettorale dimostra che c’è molto bisogno di sindacato e smentisce l’idea nella quale qualcuno aveva creduto fortemente: i corpi intermedi esistono, e fanno la differenza. Non sono orpelli. I lavoratori questo lo hanno capito. Il sindacato serve, certo.

Anche ai lavoratori precari, alle partite IVA? A coloro cioè che un tempo sarebbero stati definiti brutalmente “senza diritti”?

E’vero, il mondo del lavoro è cambiato e ci presenta sacche di precarietà spesso truccata da partite IVA che altro non sono che compromessi fatti tra chi non vuole o non può assumere con chi vuole lavorare e non può permettersi di dire no. O apri una partita IVA o non lavori. In quanti, anche non più giovanissimi, si sentono fare questa proposta che è più simile a un ultimatum.

Per loro il sindacato cos’ha in mente?

Il sindacato serve a sancire che nel lavoro non esistono solo i doveri ma anche i diritti e che sono rivendicabili e difesi. Serve  a permettere che il lavoro non è solo occupazione che produce guadagno ma qualità della vita, e se è vero che ciascuno di noi lavora in media il tempo di metà esistenza, a volte anche di più, crediamo che sia proprio la qualità del lavoro, tutelato, retribuito, stabile ad essere la nostra priorità. Dopo il 4 marzo, il nostro segretario confederale ha chiesto un incontro coi capigruppo neoeletti in Parlamento affinché la proposta di legge per l’aggiornamento dello statuto dei lavoratori, già incardinata in commissione lavoro prosegua il suo iter: quella proposta di rinnovo della Carta dei diritti dei Lavoratori contiene in sé la volontà di rispondere a coloro che avevano ragione a sentirsi non rappresentati adeguatamente dal sindacato. Noi ci siamo. La politica faccia la sua parte. Noi siamo presenti a fare la nostra.

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