Commercio

Se le luci in città si spengono…

Claudio Ferrari*

… ho girato la città in cerca del mio amico calzolaio, lui di me conosceva il piede, la voce, le abitudini e persino un mio vezzo: bere il caffè caldo e senza zucchero.
Ho camminato nel borgo, guardando le vetrine, cercando la magliaia che riparava il pullover di lana che amavo, per la sua storia e la sua morbidezza…inutilmente.
Ho cercato l’arrotino e l’ombrellaio, ho cercato qualcuno che accudisse, che riparasse e che si prendesse cura dei miei affetti e delle mie parole ma, ancora una volta, inutilmente.
La crisi figlia di quella globalizzazione, che la politica non ha saputo capire e indirizzare, miete le sue vittime.
La città metropolitana di Torino oggi ha 420 negozi di abbigliamento e di calzature in meno: erano 2007 ed ora sono 1.587.
Vuol dire che è sparito il 21% della rete di boutique presenti in città.
Se si osserva l’intera provincia il discorso non cambia: nel 2009 c’erano 3.874 negozi, sono diventati 3.045 nel 2018. Giancarlo Banchieri, presidente Confesercenti di Torino ci racconta come questo sia il frutto di un mix esplosivo.
La crisi generalizzata dei consumi, con l’aggressività delle grandi catene di distribuzione, la concorrenza degli outlet, il commercio on line, le ultime promozioni “Black Friday” e i saldi anticipati di alcune catene fanno “saltare” speranze e fatturati dei negozi di vicinato.
Mentre, purtroppo, l’imposizione fiscale è più elevata di quella applicata ad Amazon.
Sul binario parallelo del piccolo commercio viaggia il vagone degli artigiani.
In Piemonte la Cna ha intervistato 900 imprese associate registrando un calo di fatturato di una impresa su quattro, più di una su tre (pari al 37,5) ha dovuto mettere a freno i possibili investimenti.
Nicola Scarlatelli, presidente Cna Torino, dichiara come le imprese siano in grave difficoltà e l’innovazione tecnologica è una delle strade più importanti da percorrere nel breve-medio periodo per risolvere le sorti dell’economia locale e scongiurare nuove cessazioni di attività.
Anche l’innovazione alla digitalizzazione dell’artigianato torinese.
Risulta a innovazione bloccata quasi la metà dell’aziende, la maggiore causa è proprio la scarsità economica.
Abbiamo bisogno di ringiovanire la categoria, sottolinea Scarlatelli, :”il 30% dei nostri artigiani ha più di 60 anni e appena il 9,5% è under 40, ovvero quella che risulterebbe la platea più idonea a processi di innovazione che tanto servirebbero al nostro settore”.
Today. It sezione economia, oggi, ci informa che nel 2020 altre 5000 attività commerciali chiuderanno, al ritmo di 14 micro imprese al giorno, mentre il Consiglio regionale dichiara lo stato di crisi regionale con 5mila posti a rischio.

Abbiamo bisogno di un serio -cambio di passo-  non rimaniamo spettatori, in attesa del buio senza prospettiva, la “politica” cambi strategia, metodo e linguaggio. *segreteria PD Collegno

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