Cultura

Fatima Chkeir: cosa penso della vicenda Silvia Romano

di Athena Pesando

Ci permettiamo di tornare sulla vicenda di Silvia Romano con una intervista a Fatima Chkeir, che oltre a essere una giovane donna attiva in politica, componente della segreteria dei Giovani Democratici con delega Europa, è di fede musulmana. Riteniamo sia importante ascoltare la voce di una persona che vive in prima persona il pregiudizio religioso.

<Sul “caso di Silvia Romano” innanzi tutto vorrei dire che non è un caso, nel senso che non è, o non dovrebbe, essere qualcosa su cui stare a parlare e a fare tutto questo casino. A mio avviso Conte e tutti gli altri avrebbero dovuto tenere questa cosa un po’ più sotto controllo dal punto di vista mediatico. È stato tutto “segreto” fino alla festa della mamma di quest’anno e poteva rimanere tale, evitando ulteriore sofferenza a questa povera ragazza che già ha sofferto per 18 mesi. Potevano semplicemente dire “siamo riusciti a salvarla” punto e basta, senza servizi e telecamere, per tutelare lei e la sua famiglia.

Sul suo riscatto ho letto che, dal punto di vista legislativo, siccome è stato un sequestro a scopo di terrorismo, non è prevista nessuna indagine per quanto riguarda i presunti 4 milioni di euro pagati per avere lei indietro. Quello che io però dico è: un cittadino italiano che è stato rapito da un gruppo di Al Shabaab affiliato ad Al Qaida come minimo dovrebbe avere il diritto di essere riportato indietro dal Governo e di essere salvato, a prescindere dal fatto che sia ebreo, buddista, musulmano o di qualsiasi altra religione: questo è un diritto di tutti gli italiani a prescindere dalla loro fede. Anche se si dovessero pagare 10 milioni, o di più, per me non ci sono problemi. Se vogliamo metterla dal punto di vista dei costi basta pensare che, solo nel 2019, l’evasione fiscale è stata di oltre 100 miliardi di euro, quindi chi è che sta fregando lo Stato italiano, e di conseguenza gli italiani che pagano le tasse?

Io ho pensato molto all’amore che hanno fatto vedere i genitori di questa ragazza quando l’hanno rivista. Era palese che fosse un amore imprescindibile: l’hanno vista così, hanno saputo che era convertita, l’hanno comunque abbracciata, si sono commossi, hanno pianto… ed è questa che sarebbe dovuta essere la reazione di quegli italiani che se la sono presa per questa conversione.

Sulle modalità con cui è avvenuta la sua conversione io non ho elementi necessari, non posso dire più di tanto perché ovviamente non è stato diffuso tutto da chi ha interrogato Silvia. Posso assicurare però che la religione musulmana vera non è quella di cui parlano i terroristi. Si parla sempre di terrorismo islamico ma di islamico non ha nulla, ma ormai è una parola che va di moda e va detta in tutti i modi ad ogni occasione e si cerca sempre di sporcare il nome di questa religione. Lei dice che si è convertita a metà della sua prigionia, io come dicevo non so con quali modalità sia avvenuta la sua conversione, quello che so è che diversi uomini sono tornati dalla prigionia, sempre sequestrati in Africa, convertiti ma di loro non si è mai detto niente, non c’è stato tutto questo scalpore. Mi viene quindi il dubbio da femminista: come mai per lei, che è donna, si è creato tutto questo casino? Forse perché è tornata con indosso il velo? Possibile che il velo crei così tanto scalpore? Agli uomini che sono tornati convertiti non è stato detto niente, forse perché la loro conversione era meno palese agli occhi della stampa rispetto a una donna con indosso il velo?

Lei adesso per fortuna è tornata in Italia, è con la sua famiglia, è stata accolta sia dalla comunità italiana non musulmana che dalla comunità italiana musulmana, e adesso è libera: se lei adesso cambiasse idea e volesse abbandonare questa religione e ritornare atea, o cristiana, o qualsiasi cosa fosse prima, nessuno glielo vieta. Siamo in un paese democratico e abbiamo la libertà di culto, ognuno può scegliere quello che vuole. Io non ho gli elementi, nè ho gli strumenti, per essere certa che la sua conversione non sia dovuta al fatto che lei sia stata rapita, minacciata, questo non lo posso sapere, ma comunque la rispetto a prescindere che la sua decisione sia stata per salvarsi la pelle o per convinzione vera e propria, ciò che mi interessa è che ora sia in Italia, libera e al sicuro.

Ogni volta che si parla della religione mussulmana si crea sempre tutto questa… paura. La gente ha paura, perché dal punto di vista mediatico, giornalistico, viene continuamente ripetuto che il terrorismo è terrorismo islamico, c’è sempre questo accostamento del terrorismo con la religione musulmana. Io lo chiamo solo terrorismo, perché il terrorismo non ha religione secondo me, diverse volte in aula, in consiglio comunale, è stato definito terrorismo islamico, io mi sono sempre battuta su questa cosa e ho sempre detto “per favore parliamo solo di terrorismo, perché se il terrorismo fosse di natura solo islamica come viene fatto credere la maggior parte delle volte, io a quest’ora non sarei seduta in aula comunale con voi, da musulmana, a parlare degli interessi dei cittadini del comune in cui vivo”. Quando qualcuno si abitua a fare una cosa difficilmente poi si disabitua, purtroppo, e il fatto che i media continuino a ribadire questo concetto influisce molto sull’opinione delle persone. Per me i membri di questa gentaglia sono terroristi, non sono islamici, perché posso assicurare che nella fede mussulmana non si parla di terrorismo, non si parla di odio, di violenza ma tutt’altro. Tutto il contrario. Tutto quello che si sente sulla religione musulmana è falso.

Tra l’altro ho letto che Silvia ha citato un versetto del Corano, che dice “Colui dal quale ti divideva l’inimicizia diventerà un amico affettuoso”: questa frase significa che chi ti odia, chi non ti sopporta, un giorno diventerà amico tuo. Io non so come potrebbe essere interpretata da un terrorista, quello che so da musulmana vera è che questa frase dovrebbe essere alla base di tutti i rapporti interpersonali, se lo dice il Corano evidentemente questa religione non è una religione che predica la violenza, io qua non leggo che se hai un nemico lo devi ammazzare, lo devi far fuori o fare attentati quindi prima di parlare di terrorismo islamico bisogna informarsi molto bene, leggere tanto, e non bisogna mai giudicare una persona dalla sua fede che sia stata una persona sequestrata per 18 mesi o meno, io sono contenta del ritorno di questa povera ragazza. Ora è in Italia e potrà scegliere di seguire la religione che preferisce, e questa è la cosa più importante>.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *