Lavoro

Un salario, minimo, indispensabile. Una proposta Possibile.

Parliamo di lavoro e partiamo con un dato.

11,8% è la percentuale di lavoratori a rischio povertà, un numero superiore a quello di paesi europei economicamente meno sviluppati del nostro, come la Bulgaria.

Il quadro del nostro paese è sconfortante: prendendo in considerazione un centinaio di contratti nazionali (ad eccezione di quelli dirigenziali), che coinvolgono più di 12 milioni di lavoratori, l’ISTAT ha certificato come il mondo del lavoro italiano sia popolato in gran parte da dipendenti in condizioni precarie, con bassi salari e con una discreta variabilità tra i settori produttivi.

La pandemia da Covid-19 e la conseguente crisi economica hanno duramente impattato su un mercato del lavoro in condizioni già precarie ed oggi una riforma (anzi, una vera e propria rivoluzione) non è più rinviabile.

Una rivoluzione che può essere riassunta in due parole: salario minimo.

Come ricorda Davide Serafin su Ossigeno, “L’Italia figura tra i Paesi europei in cui non vige un salario minimo per legge ed è soggetta alla doppia dinamica del dumping salariale, sia interno che nel perimetro del mercato unico”. Il livello medio delle retribuzioni orarie è pari ad 11,29 euro mentre il salario medio è pari a 14,29 euro. “Circa 1,1 milioni di lavoratori” continua Serafin “hanno una paga oraria inferiore al 66% del salario mediano, ossia ricevono mediamente un salario di 6,65 euro per ogni ora lavorata”.

Il dibattito sul salario minimo, però, in Italia, è arenato, dentro e fuori il Parlamento. Nonostante gli annunci, il salario minimo non ha trovato posto nemmeno tra le proposte nel PNRR.

Eppure, in un contesto così difficile, il salario minimo rappresenterebbe un investimento importante per garantire stabilità al mercato e – cosa ancor più importante – tutelare la dignità di milioni di lavoratrici e lavoratori e delle loro famiglie.

Era il 2018 quando Possibile, nel silenzio della politica, presentò una prima proposta di legge sul salario minimo. In quella bozza, l’introduzione di un salario minimo legale forniva già all’epoca un’innovativa interpretazione dello strumento, sino a quel tempo bloccato dal timore di erodere potere contrattuale ai sindacati. 

La grande partecipazione popolare alle raccolte firme per il referendum sull’eutanasia legale (che ha superato il milione di firme) e sulla cannabis legale (quasi 800mila firme, quasi tutte online), secondo il comitato nazionale di Possibile, è un segnale: “Abbiamo visto come le persone si mobilitino per le cause in cui si riconoscono e per far sentire la propria voce nel silenzio dei decisori politici e crediamo che questa battaglia, insieme alle altre che ci hanno visto in prima linea, sia fondamentale”.

Ora c’è tempo fino al 25 aprile 2022 per raccogliere le 50mila firme necessarie per presentare questa proposta. A Venaria si comincia sabato 6 novembre, dalle ore 9,00 alle ore 13,00, in Piazza Vittorio Veneto, con il primo banchetto organizzato dal comitato locale di Possibile.

Quello stesso giorno, alle ore 18,00, presso il Centro Iqbal di Via Buozzi, inoltre, Venaria Possibile, rappresentato da Christian Alasia, dialoga con Massimiliano Mantovani (di Sinistra Italiana) e Luca Rosso (delegato FIOM-CGIL) sul tema del lavoro, tra smart-working, sblocco dei licenziamenti e salario minimo.

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