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Emergenza siccità, sull’ambiente occorre un cambio di passo

Mentre in Consiglio Regionale si consuma un conflitto nel centrodestra tutto figlio della pessima figura della vicenda della Presidenza della Repubblica, il cielo continua a splendere blu terso sulle nostre teste. Sempre bella la città col cielo terso; però la situazione idrica è un disastro e le conseguenze sull’agricoltura saranno pesanti. Ripeto inoltre che dobbiamo aspettarci una primavera piovosa e forse alluvionale.

Oggi l’Assessore regionale all’ambiente Marnati risponde al mio appello su Repubblica Torino di fare presto che la fretta è cattiva consigliera e che la Regione ha fatto già molto, approvando il piano dell’aria e dei rifiuti (che erano già stati redatti durante la Giunta Chiamparino, e va be).
Io non penso che la Regione abbia la bacchetta magica né che si debba fare in materia ambientale tutto e subito; penso però che alcune cose vadano fatte immediatamente. Una cosa che la Regione può fare è stimolare una cabina di regia con enti locali, protezione civile, autorità di ambito per monitorare:
– che i letti dei fiumi siano ripuliti ora che c’è la secca, perché quando ci sarà la piena sarà pericolosissimo;
– che siano individuate e eliminate le discariche a cielo aperto che proprio la secca sta mostrando, mettendo a nudo che questa regione abbiamo un problema con i rifiuti;
– che tutti gli enti locali appaltino manutenzioni e asfaltature con asfalti adatti a reggere le bombe d’acqua senza cercare su questo tipo di lavori il massimo ribasso;
– far pressione affinché sia superata la norma quadro secondo la quale non si può riforestare una zona incendiata se non dopo 5 anni, a meno di previa autorizzazione e riconoscimento di situazione di speciale dissesto, perché quando vi è un incendio vi è sempre dissesto e ciò che oggi è bruciato domani franerà.

Il problema in Piemonte come in Italia non è scrivere un ben piano per le politiche ambientali, ma come attuarlo, superando i limiti di una governance iper frammentata, a cavallo tra autorità e attori pubblici e privati. Una gestione ordinaria non è sufficiente. Siamo di fronte a un processo di trasformazione strutturale del clima del nostro Piemonte e dobbiamo intervenire con una spinta diversa.

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