Circoscrizione 4Torino

La politica per il bene comune

Ben ritrovati cari lettori de La Voce della Dora: riprendono anche per questa stagione i “#Flash dalla Circoscrizione 4”, frutto della mia penna e della mia curiosità e amore per il quartiere che vivo.
Non poteva esserci inizio migliore di questo racconto: “TOgether – Protagonisti all’Opera”, una rassegna di appuntamenti capaci di affrontare temi di cultura, lavoro, politica, società offrendo una chiave di lettura che, con l’occasione del centenario dalla nascita di Don Luigi Giussani, hanno dato spunti e letture nuove della realtà che ci circonda aprendosi al territorio.

Dopo anni di socialità sospesa, creare dei momenti di condivisione in spazi aperti e liberi a tutti, è certamente determinante per far ripartire quella trama di relazioni positive, che aiutano a far fiorire le persone, generando un impatto positivo sul contesto sociale ed economico in cui queste si trovano a vivere e a lavorare. Con questo impegno il Comitato promotore (Associazione Compagnia delle Opere Piemonte, Associazione Piazza dei Mestieri APS, Associazione Difendiamo il Futuro, Associazione Nuova Generazione per il Bene Comune, Fondazione ITS per le tecnologie dell’informazione, Associazione San Giovanni, Banco Alimentare del Piemonte, Centro Culturale Piergiorgio Frassati) ha realizzato l’iniziativa entro la quale il 21 settembre si è svolto l’incontro “La Politica per il bene comune”, presso l’area pedonale di Via Durandi 13, Torino.

Come sappiamo siamo chiamati in questi giorni a riflettere e ad esprimere la nostra preferenza per le elezioni politiche che determinano numerose partite importanti da giocarsi nei mesi a seguire.

Sappiamo anche che in tema di par condicio è ormai difficile poter parlare di politica quale esercizio ed espressione del bene comune.

Durante l’incontro del 21 settembre abbiamo invece avuto la dimostrazione che c’è un modo, ed è quello di guardare alle risposte senza volerle far diventare slogan.:ecco perché nel racconto troverete le domande, e le risposte, ma senza l’appartenenza. Perché il bene comune, per definizione, è di tutti.

Una buona lettura.

“Come si può lavorare per il bene comune?”

Innanzitutto attraverso una politica che sa superare gli egoismi di parte, per raggiungere obiettivi che siano per tutti. Questo però molto spesso viene frainteso, viene scambiato per “inciucio”. Essere il rappresentante di tutti però vuol dire riflettere una esigenza reale, se non si vuole essere il rappresentante della sola propria parte. Il compito della politica è cercare di intercettare le istanze e la tensione verso il bene comune: vuol dire essere capaci di incontrarsi.

Altro aspetto è invitare tutti a riflettere sul senso profondo del fare politica: in questa fase storica così particolare un buon politico deve essere in grado di ricercare l’interpretazione della società che vive, con sincerità, capacità e serietà. La politica non è in appalto ai politici, ma è di tutti: questo richiede un grande lavoro culturale da cui non ci si può esimere.

Tanti sono stati in passato, e anche recentemente, “fatti di bene comune”, dove sono stati banditi gli interessi egoistici ma si è riusciti a guardare in una prospettiva e ad una visione d’insieme, basti pensare alle olimpiadi del 2006, alla legge sull’edilizia universitaria, ai restauri della Reggia di Venaria, al museo del cinema, per citarne alcuni.

Altro aspetto poi è anche la capacità di non essere dogmatici, sapendo mediare la propria personale idea di bene comune. Bisogna essere disposti a discutere e a fare quello che serve perchè sono soluzioni comuni che portano al bene comune.

“Come la politica può incidere concretamente?”

Non prendere decisioni è più grave che prenderne di sbagliate. Inoltre, facendo scelte strategiche per restituire alle generazioni future un mondo più resiliente alle emergenze, avendo soprattutto a cuore il metodo più che le appartenenze: se il metodo è condiviso, pur con riferimenti valoriali differenti si riesce a lavorare insieme.

C’è un momento che io definisco  “la solitudine del Sindaco”, nel quale c’è solo il tuo nome, la tua firma, su un’ordinanza. Ci sono stati molti momenti in questi ultimi due anni in cui mi sono trovato davvero in difficoltà e in uno, in particolare, ho avuto il conforto del Presidente della Repubblica che mi ha detto: “ Quando deve scegliere, prenda in mano la Costituzione:  lì c’è il criterio”.

C’è una asticella, che definisce il limite sotto il quale non si può scendere, per esempio non si può scendere sotto il limite quando è in discussione la libertà di uno stato. Ecco, questa asticella va ulteriormente tenuta alta, gli obiettivi devono essere ancora più sfidanti. Citando Draghi: “Solo un equilibrio multipolare può affrontare un mondo così cambiato”.

E in chiusura, una domanda sui giovani e su cosa possono fare i corpi intermedi per aiutare la politica, su cui tutti concordano nel dire che esiste ancora più forte in questi tempi la necessità di ricreare luoghi adatti anche ai giovani, dove questi possano essere protagonisti e coinvolti nel contrastare l’assenza di democrazie e i populismi.

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