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La scherma come strumento di integrazione per i ragazzi autistici

L’autismo è un disturbo dello sviluppo che comporta difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale. La scherma è uno sport che può aiutare i ragazzi autistici a migliorare queste abilità e a sviluppare altre competenze importanti. La scherma richiede infatti di prestare attenzione ai gesti dell’avversario, che si trova a pochi centimetri di distanza, e di elaborare una strategia per colpirlo o difendersi. Questo esercizio stimola il sistema attentivo, la metacognizione e la percezione corporea. Inoltre, la scherma rafforza l’autostima quando il colpo va a segno e favorisce la socializzazione con i compagni di squadra. In Italia esistono alcune accademie di scherma che accolgono i ragazzi autistici e li integrano con gli altri atleti, organizzando anche gare specifiche. La scherma è quindi un’attività che può aiutare i ragazzi autistici a superare le barriere dell’autismo e a scoprire il piacere di relazionarsi con gli altri.

Come dice Luigi Mazzone, fondatore dell’Accademia Scherma Lia: «Con la scherma abbatto le barriere dell’autismo».

Un esempio concreto di questo progetto è la partecipazione di otto ragazzi autistici alle Olimpiadi di Rio 2016 come tifosi della nazionale italiana di scherma. Un’esperienza che ha permesso loro di vivere un evento sportivo di livello mondiale e di entrare in contatto con altri atleti e appassionati.

Un’avventura speciale, dall’Italia a Rio, per assistere ad alcune fasi dei Giochi olimpici in corso in Brasile. L’hanno vissuta gli 8 ragazzi – al seguito della Nazionale italiana maschile di spada – con disturbo dello spettro autistico protagonisti del “Progetto Rio 2016”, l’iniziativa promossa dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma in collaborazione con Aita Onlus e Accademia Scherma Lia. I ragazzi hanno alloggiato nei pressi del villaggio olimpico in 4 appartamenti separati insieme ai medici accompagnatori della Neuropsichiatria infantile del Bambino Gesù.

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