Politica

Noi stiamo con le Sardine

di Umberto D’Ottavio

Dal mese di Novembre si sta sviluppando con una velocità impressionante, tipico dell’era dei social network e delle fasi di crisi, un movimento di dimensioni notevoli con tratti antisalviniani e, più in generale, antifascisti e antirazzisti. La prima domanda che ci dovremmo porre non è tanto chi ci sia dietro ma perché si sia sviluppato, quale ne sia l’esigenza, il bisogno politico e sociale che questo movimento tenta di raccogliere.

La risposta è semplice per chiunque abbia a cuore gli interessi dei cittadini e non solo ed esclusivamente la lotta politica per il posizionamento della propria sigla di partito o di corrente. Il problema principale è l’enorme difficoltà, in tutto il campo della sinistra, di una proposta politica che sia credibile, al quale si unisce il declino dei cinque stelle.

Le sardine non hanno fatto altro che prendere consapevolezza di questo vuoto e, di fronte al quadro politico attuale contraddistinto dalla perdita di credibilità del governo e l’imminente ascesa di Salvini e della destra più razzista, hanno espresso, portandolo in piazza, il loro malessere, le loro preoccupazioni e  la paura di trovarci di fronte ad un blocco reazionario avallato da un forte consenso popolare. Molti non vedono di buon occhio il fatto che il movimento si sia sviluppato sotto elezioni trovando in questo la causa di tutti i mali, peccato che, anno più anno meno, da quando esiste il suffragio tutti i movimenti di opinione sorgono a ridosso delle elezioni e quelle in Emilia Romagna sembrano dirimenti quanto quelle nazionali.

Il movimento delle Sardine sta ricevendo parecchie critiche e l’intervista di Fabio Fazio ad uno dei promotori non ha chiarito molto, ma la reazione di buon senso non può né deve essere quella di trincerarsi dietro agli inevitabili difetti di un processo nato dallo spontaneismo.

Un’iniziativa dall’intento quasi scherzoso, che afferra il problema senza comprenderlo ancora pienamente, che intuisce una scelta di campo e una linea politica ma non ha un costrutto serio e definito perché figlia della desolazione imperante ma che riesce a riempire le piazze sotto la parola d’ordine dell’antifascismo, antirazzismo, antisalvinismo, le stesse piazze che sembravano ormai solo di Salvini.

Se la sinistra riflettesse sul perchè del successo di questi fenomeni potrebbe prendere pienamente coscienza del pericolo connesso alla sua frantumazione ossia il pericolo della credibilità. Se nella società sorgono dei movimenti spontanei è ovvio che questi esprimono il livello di coscienza media della fase storica.

Noi stiamo con le Sardine e il 10 dicembre ci stringeremo tutti insieme per riempire anche la piazza di Torino

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