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La crisi politica? Una cacofonia di grida indistinte

di Rossano Gianoglio, segretario PD Rivalta

Una cacofonia di grida sempre più forti, sempre più indistinte, questa è l’immagine che ci restituisce la grave crisi politica che stiamo vivendo. Una crisi dell’intero sistema politico che può facilmente degenerare o portare ad un cambiamento, in positivo, a un’evoluzione utile per il paese.
In questo clima così esasperato, da grida e parole d’ordine, è più che mai indispensabile fermarsi a ragionare, abbassando i toni inutilmente apocalittici di taluni e fermarsi a riflettere per un momento, con pacatezza, con serietà, con responsabilità, accantonando per una volta gli interessi di parte (di ogni parte) e pensare a ciò che è meglio per il nostro paese e, quindi, per noi. Mai come ora occorrono nervi saldi, calma e fermezza, nella difesa delle istituzioni repubblicane da ogni attacco o strumentalizzazione.
Lo scontro di potere palesatosi con l’impuntatura pregiudiziale della Lega sul nome di un ministro, ha mostrato quale fosse e sia ancor oggi, il disegno eversivo e inconfessato della Lega che, rotto ogni indugio, si scaglia contro tutto e tutti, rei di impedir loro di crearsi il necessario “spazio vitale” affrancandosi dalle regole repubblicane e democratiche e ispirandosi al detto “o con me o contro di me”.
Il movimento di Di Maio (il termine grillino è già scomparso dal lessico comune dopo l’accantonamento del comico ispiratore operato da Casaleggio jr.) è caduto a peso morto nella trappola orchestrata con scaltrezza dal generale Salvini e pare incapace di rialzarsi da solo senza l’aiuto (peloso) offerto strumentalmente dal capo leghista. A loro e ai loro sostenitori mi sento di rivolgere l’invito ad usare la propria testa, a smettere i panni degli affamati di poltrone (al governo con chiunque purché al governo). Astraetevi dal pensiero unico imposto da altri, dal ragionamento elementare fatto per slogan senza alcun approfondimento critico! Potete essere di più e meglio di così! Salvini vi ha usato e vi sta usando tutt’ora per raggiungere i suoi obiettivi, che non sono i vostri, quelli per i quali avete chiesto e chiedete il consenso del voto. Invece di scagliarvi contro l’arbitro (Mattarella) prendetevela con nuovi compagni di squadra che vi hanno fatto lo sgambetto per poter segnare, loro, il goal della vittoria. Liberatevi dei pecoroni che, infiltratisi tra le vostre fila, cercano solo pretesti per alzare il tono dello scontro così da giustificare la loro esistenza! Svegliatevi! Pensate! Ragionate!
La sinistra che ha ritrovato un motivo (ottimo in verità) per stare insieme, difendendo le istituzioni democratiche e il presidente della repubblica dagli attacchi scomposti e sovversivi della Lega, coltivi questo seme, questa ritrovata unità d’intenti. Accantoni, per una volta, i motivi di contrasto e prosegua sul cammino di una conciliazione tra sfaccettature differenti di una stessa aspirazione. La strada è lunga ma si può fare. I personaggi più esposti negli ultimi tempi sappiano fare un passo indietro, sappiano tacere, non cedano alle lusinghe della effimera notorietà offerta dai giornali, al bisogno di rilasciare pubbliche dichiarazioni. Si dia spazio ad altri, più giovani (politicamente) che possano ritessere una tela comune che dia modo a questa comunità politica di essere capita e apprezzata.
L’anima più tradizionalista e conservatrice della politica italiana, mantenga acceso e vivo il fuoco della democrazia parlamentare, della visione critica verso alleati che cercano di usare questa compagine per fini illiberali e antidemocratici. Rimanga salda la base comune di regole condivise da tutto il paese che permettono lo sviluppo del dibattito democratico pur nella diversità di visione, in assenza delle quali nessun dibattito è più possibile, nulla ha più senso.
Si può dissentire dalla scelta operata dal presidente Mattarella, per taluni troppo “militante” e attiva, di non prestarsi al “giochino” di Salvini, è legittimo quanto concordare con lui. Non si può invece esimersi dal difenderlo quale istituzione repubblicana super partes, che deve contemperare gli interessi di tutti (ma proprio tutti) i cittadini con i limiti e le regole imposte dai fondatori della Repubblica, esplicitate nella Carta Costituzionale e senza perdere di vista il contesto più generale e sovranazionale, nel quale l’Italia è inserita. La tutela e la salvaguardia dell’interesse generale a volte costringono il presidente, come un buon padre di famiglia, a salvare i figli da se stessi richiamandosi, appunto, alla carta fondamentale.

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