AmbienteCittà Metropolitana di Torino

Stop alla plastica monouso. Anche la Città Metropolitana dice “NO”.

Il divieto di commercializzare prodotti in plastica monouso è realtà. Con il D.Lgs. n. 196/2021 il nostro paese si è – finalmente – adeguato a quanto previsto dalla Direttiva UE 2019/904 “sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente” e dovremo dire addio a bicchieri, stoviglie, posate e tutti gli altri prodotti creati con plastica monouso. Ma sarà realmente così?

Nel divieto vi rientrano non solo i prodotti in plastica monouso più comune, ma anche quelli in plastica oxo-degradabile, che prevedono, nella loro composizione, additivi che portano alla frammentazione e scomposizione della plastica. L’intento della direttiva è quello di favorire soluzioni alternative, come il ricorso a utensili riutilizzabili, riducendo la vendita (fino ad esaurimento scorte) e l’utilizzo di prodotti “usa e getta”: le previsioni della direttiva colpiscono in particolare oggetti quali cotton fioc, tazze, bicchieri e involucri di plastica utilizzati sinora per il packaging di alimenti e prodotti di consumo.

Esclusa, invece, la cosiddetta “plastica biodegradabile”, che può essere utilizzata, seppur in casi limitati e in considerazione, ad esempio, del tipo di prodotto o delle esigenze di utilizzo.

Questa riforma è stata accolta con un discreto scetticismo, soprattutto da associazioni, partiti e gruppi più attenti alla questione ambientale.

Legambiente contesta le modalità di attuazione della direttiva da parte del governo italiano, che ha comunque riconosciuto la possibilità di commercializzare prodotti in plastica monouso “riutilizzabili” per un numero limitato di volte, “un modo per aggirare il bando e che porta ad un incremento dell’utilizzo di plastica piuttosto che ad una sua diminuzione”. Secondo Giuseppe Ungherese, di Greenpeace, questa nuova normativa non fa abbastanza per interrompere quel ciclo di consumo “usa e getta” e non interviene in maniera abbastanza decisa sul tema degli imballaggi, che rappresentano una percentuale molto elevata del totale della plastica utilizzata e consumata dal nostro paese.

L’intervento del governo, oltre ad essere in colpevole ritardo – con il rischio dell’apertura di una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese, rappresenta dunque solamente un primissimo, timido, passo nella direzione di un sempre più ridotto uso e consumo dei prodotti in plastica, altamente dannosi per l’ambiente.

Dove non arriva il governo, però, possono arrivare i cittadini e le istituzioni a loro più prossime.

La Città Metropolitana, proprio per sensibilizzare la cittadinanza su questo tema, ha distribuito, ai neoconsiglieri eletti, delle borracce in copoliestere composte al 100% da plastica riciclata, promuovendo l’utilizzo dei distributori d’acqua presenti nei suoi uffici. Per questa campagna, che segue il modello di molti altri comuni, sensibili e attenti alla questione ambientale, sono stati scelti Jacopo Suppo, Vice-Sindaco Metropolitano, Gianfranco Guerrini e Sonia Cambursano, consiglieri delegati all’ambiente e all’attività produttive, e Rossana Schillaci, capogruppo in Consiglio Metropolitano. Proprio Rossana Schillaci ha affidato ai social le sue impressioni su questa campagna, evidenziando come “stoviglie, posate e bicchieri in plastica riciclata sono un primo passo, ma non risolvono il problema: occorre interrompere il ciclo del consumo “usa e getta”, evitando il più possibile lo spreco di risorse” e che occorre continuare a svolgere un “lavoro di sensibilizzazione sull’importanza di un consumo sempre più sostenibile e attento alla difesa dell’ambiente”.

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