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Scegliere consapevole. Per il Piemonte che dice sì

di Rosanna Caraci

Umberto D’Ottavio, Candidato al consiglio Regionale per il Partito democratico con Sergio Chiamparino, ha le idee chiare. Nessuno può spacciarsi come una novità in questo appuntamento elettorale. Alle elezioni regionali del 26 maggio gli elettori avranno tutti gli elementi per poter scegliere avendo provato sul campo gli schieramenti politici che si presentano.

Non credo che a queste elezioni regionali ci sia qualcuno che possa presentarsi come “il nuovo che avanza”! Il M5S è al governo nazionale da un anno e amministra molte città, nelle elezioni in Sicilia hanno perso tutti i comuni che avevano conquistato, segno evidente che hanno deluso e che dalle parole non sono capaci di passare ai fatti, le promesse non reggono. La Lega non è nulla di nuovo, ha cambiato pelo, ma non ha perso il vizio e soprattutto qui in Piemonte ha avuto l’onore di governare con Cota e il disastro che abbiamo ereditato è stato difficile da sistemare.

Parliamo di noi, e della scelta di Chiamparino di ricandidarsi.

Le tornate elettorali  sono sempre un misto tra bilancio del passato e promesse per il futuro. La scelta di Sergio Chiamparino di ricandidarsi si concretizza proprio lungo questo sentiero per il quale il prezioso lavoro svolto rappresenta la base per il programma del mandato dei prossimi cinque anni.

Cinque anni impegnativi che restituiscono al Piemonte la dignità perduta?

I cinque anni scorsi sono stati attraversati da mille difficoltà, ma hanno generato progetti e programmi che disegnano un Piemonte impegnato nel ritagliarsi un ruolo strategico su molti fronti, dalla produzione manifatturiera del 4.0 allo sviluppo turistico e dell’accoglienza impostata al rispetto dell’ambiente e delle specialità enogastronomiche che tutti il mondo ci invidia e avere ottenuto il riconoscimento della guida turistica più importante ne è la prova.

Il vero nodo della regione sembra la sanità. Come ci si deve strutturare?

Certo rimane fondamentale che la Regione affronti la questione principale delle sue competenze che è la sanità. Ci sono le condizioni per uscire, non solo amministrativamente, dalle difficoltà che i cittadini hanno subito. Abbiamo bisogno di assumere personale, medici ed infermieri in primo luogo, rafforzare quelle realtà di prima accoglienza, rendere più umano l’impatto con la sofferenza non solo per gli utenti, ma anche per i lavoratori. Insieme con la sanità, la Regione ha competenze dirette su questioni di grosso impatto con la vita dei cittadini. Regole e risorse devono trovare nell’equità il criterio per affrontare temi come il trasporto pubblico, la gestione dei rifiuti, la formazione professionale, il diritto allo studio. 

Quanto è necessario investire sulla formazione professionale e come fare?

Sulla formazione professionale abbiamo bisogno di dare più certezze a quella componente del sistema di istruzione e formazione che ha fatto del Piemonte un modello di riferimento e di giusta integrazione che ha l’obiettivo di fornire più opportunità ai cittadini. La nostra è una Regione che ha capito che la principale forza motrice dello sviluppo e della qualità dello sviluppo sta proprio nella formazione degli abitanti di questo territorio. Sempre di più la capacità di mantenere e aumentare il lavoro è legato alle competenze e alle conoscenze dei piemontesi, siano essi dipendenti, imprenditori o professionisti e soprattutto studenti.

Il turismo nella nostra Regione è in aumento: il Piemonte è diventato meta consigliata anche per la grande offerta culturale che propone.

Un tema che credo sia giunto a maturazione dopo anni di sperimentazioni è proprio quello legato alle attività culturali. Una espressione che contiene tantissimo e che, come questi anni hanno dimostrato, sono un motore economico di prima grandezza per lo sviluppo territoriale. Non dobbiamo tornare indietro, come invece è successo a livello nazionale, nel separare il turismo dalla cultura. Le cose si tengono e si rafforzano e soprattutto consentono di andare oltre il concetto di tutela e conservazione, ma di produrre fruibilità, accoglienza e quindi sistema economico. Solo facendo questi ragionamenti si spiega e si motiva il ruolo della TAV, che non è solo un’opera pubblica, ma una risposta moderna al tema del trasporto e dell’accessibilità del territorio. Non c’è bisogno di molta fantasia per capire che un territorio difficilmente accessibile è destinato all’abbandono. Basta guardarsi intorno e capire come le difficoltà di molte parti del territorio nazionale sono in crisi e sono lasciate al loro destino per la mancanza di collegamenti. L’elenco è davvero molto lungo.

E’ importante avere il territorio rappresentato negli Enti Istituzionali quali il Consiglio Regionale?

Ho verificato per esperienza che avere nelle sedi istituzionali rappresentanti di un territorio, come è quello della città metropolitana di Torino, impegna gli eletti ad un rapporto con le istituzioni locali, le associazioni, le categorie professionali, i sindacati utile a contribuire ad assumere decisioni. Un territorio rappresentato ha oggettivamente più ascolto di chi non si preoccupa di esserlo. Metterò a disposizione la mia esperienza per il mio territorio nell’interesse più generale del Piemonte.

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