CulturaIl ponte di MillauScuola

Quale cultura, quale scuola?

di ALEEE.

Oggi in Piemonte è ricominciata la scuola in presenza: nella sola provincia di Torino è tornato tra i banchi un piccolo esercito di circa 300 mila studenti, secondo i dati del sito della Regione Piemonte .

Fra questi, una piccola percentuale è di origine straniera, ragazzi che nella scuola trovano la loro prima esperienza, più o meno positiva, di integrazione. Ci sono anche giovani con disabilità, problematiche specifiche (PdP, BES), o con “semplici” disagi sociali, personali, economici. Insomma, il mondo degli “studenti” è un panorama variegato che rappresenta la società di oggi e, soprattutto, quella di domani.

Guardare alla scuola significa riflettere sul mondo che vogliamo costruire. L’intera prima parte de “La Repubblica” di Platone è dedicata all’educazione dei giovani, ed è significativo che questo avvenga nell’opera in cui il filosofo greco delinea il suo ideale di Stato.

Oggi l’emergenza del contagio ha monopolizzato l’attenzione. Il problema è reale: dopo due anni di DAD, i risultati delle Prove INVALSI pubblicati nel mese di luglio sono stati impietosi.

Ma si esaurisce tutto qui? Tante sono le emergenze: edilizia scolastica insufficiente; assunzione e stabilizzazione dei docenti; adeguamento delle infrastrutture tecnologiche; classi pollaio.

Eppure, andando oltre le emergenze, pensare la scuola dovrebbe rispondere a un’unica, fondamentale domanda: che modello di cultura aspiriamo?

 A questa domanda Edgar Morin ha dedicato un bellissimo libro: La testa ben fatta (Raffaello Cortina ed.). Più che perdersi in programmi, curricula, temi di insegnamento e tecniche didattiche, Morin pone un problema di fondo: è ancora proponibile un modello basato sulla separazione tra discipline umanistiche e scientifiche, che non trova più alcuna giustificazione, né filosofica, né didattica e non più adatta all’evoluzione attuale del mondo del lavoro?

L’interdisciplinarietà non è questione di moduli didattici o laboratori. È un modo di pensare,in primis dei professori; una conversione intellettuale dei docenti e di chi progetta la scuola, prima che di lezioni in aula e trasmissione di nozioni.

Nel mondo del web le informazioni/nozioni sono reperibili facilmente. Il problema è educare alla loro selezione, verifica, analisi, critica, e a connetterle tra loro; è allenare i nostri ragazzi a gestire la complessità.

I 300 mila che siedono nei banchi di aule talvolta vergognose sono i nostri giovani,il nostro futuro. Tornando a Platone, «È giusto infatti, anzitutto, darsi pensiero dei giovani al fine di renderli quanto possibile migliori, come è naturale che un buon agricoltore si prenda cura anzitutto delle piante giovani e poi anche delle altre». – Eutifrone.

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