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Affossato il DDL Zan, una vergogna nazionale.

di Fabio Tumminello e Daniele Baldo.

“Se passa la tagliola, la legge è morta”, e così è stato.

Con 154 voti favorevoli, il Senato ha approvato la c.d. “tagliola” sul DDL Zan, la procedura che permette di non procedere alla discussione sui singoli articoli di un disegno di legge, rinviandolo direttamente alla Commissione

Una vittoria per il (sempre meno) centro-destra, da sempre ostile a questo disegno di legge, e una sconfitta, grave, della maggioranza PD – 5 Stelle, che non ha saputo difendere la propria proposta dalle bordate dell’opposizione.

Il testo, approvato alla Camera lo scorso novembre, non appena approdato in Senato, è stato infatti fatto oggetto del fuoco incrociato dell’asse composto dal (di nuovo, sempre meno) centro-destra e da Italia Viva, che, poco prima dell’estate, hanno proposto più di mille emendamenti con l’intento di ostacolarne la discussione (che intanto veniva dalla stessa maggioranza, strumentalmente, rinviata ad ottobre, dopo le elezioni amministrative).

Modifiche, emendamenti e rinvii che hanno rivelato una maggioranza sempre più vacillante, mentre il segretario del PD, Enrico Letta, si è dimostrato sempre meno saldo e sempre più aperto al dialogo e al compromesso. Se volessimo individuare il momento in cui il DDL Zan è definitivamente “morto”, il voto di ieri sarebbe solamente l’ultimo atto di un tracollo iniziato quasi una settimana fa, con la decisione di Letta di affidare allo stesso Zan un “mandato esplorativo” e cercare un’ultima (disperata, con il senno di poi) mediazione per non far saltare il banco.

Il voto di ieri rappresenta soltanto l’ultimo atto di un percorso parlamentare travagliato a causa di una responsabilità diffusa di quasi tutte le parti politiche in gioco.

La destra ieri – come negli ultimi mesi – ha continuato a propinare bufale e fake news imbarazzanti, discettando di fantasiose lobby LGBTQ+, teoria del gender e indottrinamento dei minori. Fino all’ultimo, senatori di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega (tra cui il capogruppo Romeo, che qualche mese fa mise in mostra il suo meglio citando l’oscura mano della “lobby degli smalti” dietro il DDL Zan) hanno tentato in ogni modo di “buttare la palla in tribuna”, ignorando il merito della legge e giocando la carta del terrore ideologico.

Italia Viva, dopo le difficili mediazioni già raggiunte alla Camera, si è dimostrata ambigua e opportunista; con la proposta di eliminare il concetto di “identità di genere” (escludendo dall’applicazione della legge, dunque, le persone trans-gender), il gruppo di senatori capitanati da Renzi – che intanto presenziavaad una conferenza nella progressista e moderna Arabia Saudita, ha sostanzialmente messo il DDL tra l’incudine della bocciatura e l’approvazione di un testo snaturato rispetto all’intento dei suoi firmatari.

E poi c’è la maggioranza. Il Movimento 5 Stelle, da parte sua, si è affidato al buon senso dei suoi eletti. La Segreteria del PD e Letta, che tutto avevano da perdere in questa contesa, hanno tentato in ogni modo di salvare il DDL Zan ma sono stati abbattuti non solo dal voto segreto (che ha dato spazio ai c.d. “franchi tiratori”, dissidenti rispetto alla linea del partito), ma anche dal ricatto politico di una destra ostile e di una Italia Viva interessata principalmente a saldare la propria posizione di forza nell’equilibrio parlamentare.

La vera domanda è dunque: aveva davvero senso cercare dialogo, confronto e compromesso con chi urlava al pericolo del gender? Aveva davvero senso cercare di scrivere una legge su un tema così sensibile cercando a tutti i costi il benestare di chi è presenza fissa ai Family Day?

Un generale principio di democraticità della nostra dialettica politica imporrebbe di cercare sempre un punto di equilibrio tra istanze e sensibilità diverse, per quanto in antitesi.

Ma d’altra parte, è difficile pensare di poter instaurare un serio dibattito con chi, ogni giorno, distorce la realtà e inventa immaginifiche teorie del complotto per propagandare la propria ostilità nei confronti delle persone LGBTQ+.

Come in Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie, tutti e nessuno sono colpevoli di questo esito.

L’unica vera vittima sono tutte quelle persone che, ogni giorno, in quanto donne, omosessuali, transgender e disabili, continueranno a subire violenze, fisiche e verbali, e vessazioni di ogni genere. Certo, il DDL Zan non avrebbe in alcun modo fatto cessare questi abusi, ma la politica avrebbe mandato un messaggio forte e chiaro “Lo Stato è con voi”.

Ma anche questa volta lo Stato ha deciso di voltarsi dall’altra parte.

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